Che fosse un tema difficile lo immaginavo, che nessuno partecipasse lo temevo.. Pazienza, tutti i nostri piccoli segreti rimarranno tali.
Ma DVD (Davide) era già venuto a propormi la “sorpresa” Roberto Toja e Barbara Falletta, due fotografi incontrati su social, che ha conosciuto di persona a Parigi.
Ordunque per un fotografo uno degli aspetti importanti è come sappiamo la condivisione, e un circolo fisico come il nostro ha sempre una valenza diversa da quella dei social, quindi i nostri protagonisti, in visita a Genova, trascinati dal buon DVD, si sono presentati venerdì con proiezioni, stampe e pubblicazioni.

Barbara rompe gli indugi e ci presenta una proiezione realizzata su Parigi, come quella di DVD, subito dopo gli ultimi tragici eventi di novembre scorso: una presentazione e completamente diversa.
Barbara ha usato la fotocamera come taccuino per riprendere quanto la colpiva nei giorni dopo gli attentati, ma quello che ha ripreso ben si allontana dagli stereotipi turistici o da street, non è un reportage ma il bisogno di Barbara è stato un pensiero di elaborazione e sulle guerre, sulla violenza, sul fatto ultimo della morte, quindi la sua attenzione è stata catturata anche da piccoli elementi simbolici, per comporre un mosaico apparentemente slegato ma unito dalla parola “guerra” ossessivamente ripetuto nella canzone di accompagnamento; ecco quando la fotografia ti aiuta a elaborare una esperienza forte come questa.
La seconda slide ‘leftover’, ciò che resta: un lavoro per lei in forma di bozza, ma che per noi potrebbe già essere compiuto, il messaggio lo abbiamo compreso e apprezzato. Si tratta di una serie di foto, come dice il titolo, che rimane, dopo una esistenza, che sia effimera o coinvolgente.
Un delicato bn in formato quadrato con qualche immagine che già vivrebbe una vita propria.
Ne parlerei ancora ma mi darei arie di saggista e vi tedierei oltremodo, passiamo a Roberto.
Inizia con un racconto per noi ricco di fascino, una esplorazione nelle valli della sua zona dove parecchie case furono abbandonate dai residenti per scendere in città, parliamo degli anni ’50, lasciando abbandonati i loro ricordi, lettere e sopratutto foto.
A tutti è venuta spontanea la domanda del perche: i ricordi sono le prime cose che vengono salvate, è la nostra memoria personale, familiare, sociale.
Questa strana situazione è stata documentata in un lavoro durato anni, da Roberto, che ha fatto riprese molto curate di interni con immagini ritrovate e portate a nuova vita, una testimonianza di non banale lettura. Ogni foto ci lanciava in nuove ipotesi, come ad esempio la foto di un militare e vicino una lettera rovinata da un foro circolare… Che il foro fosse dovuto alla pallottola che uccise il povero soldato? Anche se improbabile è in ogni caso un’aggiunta di domande a una delle immagini che compongono questo lavoro.
La seconda opera nasce da una considerazione, da bambini vediamo tutto grande e importante, poi cresciamo e tutto si ridimensiona.
A pensarci a me vengono le vertigini, e Roberto ha creato una slide delicata ma intensa su questo concetto, facendo riprese evocative con un uso creativo dello sfuocato da manuale, che poi è esattamente quello che pensavo quando abbiamo fatto la serata dello sfuocato lo scorso anno.
La proiezione prosegue con foto di luoghi dismessi, che direi a questo punto che sono uno dei principali interessi di Roberto, come d’altro canto si evince dalla sua biografia http://www.tojaroberto.com/biography/
A questo punto abbiamo cominciato a vedere le stampe, prodotte da professionisti che garantiscono una qualità da esposizione, e solo chi c’era può capire cosa abbiamo visto, certe stampe veramente splendide!
A questo punto ogni barriera tra noi è i nostri amici è bella che crollata, e la nostra chiacchierata è finita solo dopo quasi 2 ore, dovendo chiudere il circolo ma senza aver esaurito il confronto.
Ma abbiamo in mente un progettino…. Sorpresa….