Terra!!             pronunciarono i marinai di Colombo in vista delle coste il 12 ottobre… Terra si disse ai fotografi del 36 e molti risposero.

Ci furono diverse tipologie di interpretazioni dell’argomento: chi sentì la terra come paesaggi di terre che fossero esotiche o naturalistiche.

Chi accolse un discorso concettuale, chi creando un pensiero a sfondo ecologista, chi facendone un reportage culturale

Così si espressero coloro del primo orientamento.

Norby interpretò la sua idea di terra proponendo foto siciliane, nello specifico il Cretto di Burri, un agglomerato di cemento e resti un paese, quello di Gibellina distrutto da un terremoto nel ’68, una serie con qualche ridondanza ma con diverse foto esplicative dell’opera concettuale realizzata dall’artista negli anni ’80.

Altro esponente del gruppo Drago, che raccolse foto in vari viaggi, molto scenografiche, che crearono diverse invidie ai piò deboli di cuore.

Quindi quella che allora era una socia da poco iscritta, Antonella propose 4 foto della campagna toscana, molto ben composte e poco elaborate.

La volta di Gisella fu per mostrare 4 foto questa volta di boschi o semplicemente di un bel prato con un inquietante sfondo nero.

Danilo invece ricorse a diverse foto sempre di viaggio di zone rocciose elaborate in un elegante bn, sempre apprezzabili, di Adamsiana memoria.

Giovanna ultima del gruppo ma non ultima si fece avanti con qualche immagine di vigne e vigneti.

Invece sul concettuale si ebbe come rappresentante Matteo, anche lui a quel tempo appena iscritto al 36, ma che come prima volta portò delle foto singole, parti di progetti più vasti e con forte simbologia. Sulle sue immagini ci fu discussione che ovviamente non portò allora come altre volte da nessuna parte.

Il quesito fu: poteva il buon Matteo migliorare le riprese aggiustando la scena? alcuni proposero tale intervento con lo scopo di migliorare il messaggio, altri invece volevano l’integrità della ripresa solo come osservazione. Ma era evidente che entrambi avevano la loro parte di affinità con diversi modi di approcciarsi con la realtà, entrambi plausibili, e non era necessario scegliere a quale corrente ispirarsi, bastava seguire il proprio istinto, se di rigorosa osservazione o intervento a mano sulla realtà.

Stopaz invece fece una piccola presentazione sfruttando un viaggio in Oceania per una allegoria del mondo a sfondo ecologista, presentando prima paesaggio incontaminati e poi sempre più inquinati dalla presenza dell’uomo fino al degrado degli stessi luoghi con i resti della civiltà decadente, un esercizio di stile, un compitino…

Infine Max sfruttò un suo reportage al festival della scienza che si svolgeva a quei tempi, quando gli umani vivevano condividendo spazi aperti e chiusi senza dispositivi di separazione, con la descrizione del nostro pianeta e delle diverse curiosità fisico-chimiche.

Insomma fu una serata di approfondimento con un tema esplorato da vari punti di vista.