Cibo: tante cose buone, semplici e gustose, mangiate in allegria e serenità.

Abbiamo una bella tavola dove hanno preso posto torte salate, salatini, salame mortadella, focaccia, salsine, pane tortelli salati, con vini, birra e l’immancabile coca cola.

E poi dolci, panettoni, pandori e anche fantastici dolci fatti in casa, anche provenienti dall’Ovadese con spumanti per brindisi, magari corretti con rum per chi ha voglia di mettere sprint alle proprie battute.

Ma rispetto alle cene a buffet dove ci si prende a spallate per raccogliere le ultime briciole di un cibo che sembra assente dal proprio stomaco da settimane, qui noto sempre la tranquillità: certo, c’è il piacere di mangiare, ma appena si ha preso quel che si vuole si comincia a chiacchierare, a scherzare, a prendere una boccata d’aria.

Il frastuono delle nostre chiacchiere è indice di quanto siamo affiatati, pochi e poco si sono seduti su qualche sedia, si voleva stare in piedi per poter chiacchierare con tutti.

L’allegria è iniziata da subito, con i saluti dopo diverse settimane in cui non ci siamo visti, e ci sentiamo come a casa nostra.

Quando mi è stato chiesto di fare il tradizionale discorso (un divertente obbligo che mi trova inevitabilmente impreparato) Riki ha cominciato a suggerirmi di quanto siamo bravi, abbiamo fatto tante cose ecc ecc. assolutamente vero, ma ecco che non potevo più dirlo, e cosa inventarmi?

Ma quando sono salito sulla scala a chiocciola per parlare “dal pulpito” vedere tutti i miei amici lì a sentire cosa dirò, a sentire soprattutto cosa tutti noi pensiamo, perché cerco sempre di raccogliere quanto si dice e si sente, mi è venuto in mente il traguardo di inizio di una nuova decade, se contiamo bene questa è la sesta… e siamo sempre qui, giovani e datati, presenti da pochi mesi o da molti decenni, sempre con la voglia di fare, di vederci e di confrontarci, sicuramente un bisogno e mi sono chiesto ancora una volta perché.

Non credo perché siamo migliori degli altri, mi sembra improbabile, e neppure credo perché le nostre fotografie sono sempre capolavori, o che la nostra scuola di fotografia insegni a diventare famosi.

Invece credo che da noi si trova il “qui e ora” che è la base della meditazione.

Scusate ma sto approfondendo questi meravigliosi concetti ma non crediate che non c’entrano con la fotografia, il famoso aforisma di Cartier Bresson “Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. E’ un modo di vivere.” È proprio questo, essere qui e ora nel nostro momento fotografico.

E quando siamo al circolo noi siamo con noi, e (lo sento da oltre 25 anni) quando siamo al circolo dimentichiamo spesso i problemi della nostra vita.

Questo è stato in qualche modo “celebrato” dalla bellissima proiezione di Gabry che ha raccolto foto degli ultimi 40 anni a ricordarsi e a mostrare a chi non c’era, cosa siamo, e forse attraverso le immagini e quel che suscitano, si riesce a capire anche il perchè.

Bene così, per l’augurio di una nuova decade al 36° insieme.