Serata afosa, pensavo che saremmo stati pochi: neppure una sedia libera!

sarà che il tema proposto da Vincenzo ci avrà attirato, sarà che LaGata Suprema (che abbrevieremo in LGS) ha preparato la multivisione, tant’è che eravamo in tanti a gustare un lavoro di 5 minuti molto curato.

Ma prima Vincenzo ci ha spiegato il perché del lavoro.

Maggio, Libano, a questo punto si è posto il quesito se fare le foto di viaggio o se preparare qualcosa di più confacente con lo spirito che sta maturando da quando il suo fare fotografia è sempre più consapevole.

Quindi, con l’aiuto di Marie, sua amica di Beirut, decide di affrontare una realtà particolare, nota ma non particolarmente documentata, quella della comunità di Armeni a Beirut, la più grande fuori dal paese d’origine.

La preparazione al viaggio diventa così più impegnativa, e la lettura di un paio di libri sull’argomento lo orientano su quanto ha portato questa comunità a svilupparsi in un paese d’adozione dopo l’atroce genocidio del 1915.

Raggiungere la capitale del Libano e aver l’aiuto di Marie lo mettono in condizioni di poter frequentare nel breve spazio di una settimana quel piccolo mondo che conserva la sua origine in un paese straniero, ma convivendo con altre realtà quali cristiani e musulmani.

Una bella esperienza umana, Vincenzo ha incontrato molti artigiani, ha vissuto le strade con la gente, con i bambini, è entrato nelle chiese, sempre con occhi puliti, con rispetto. E ne è venuto fuori un interessante reportage, con personaggi originali per noi, con il fascino di venire da un passato che sembra non essere quasi trascorso.

Un  esempio: un uomo, anziano ha deciso di vivere creandosi il lavoro di calligrafo, con l’uso della stilografica quasi come un pennello, trasformando lettere di nomi in piccoli preziosi disegni, ed il figlio che li tramuta i quadri con scritta in oro.

Il lavoro di LGS è stato molto impegnativo, piegare le immagini ad un fluire organico di visioni e suono, con molte licenze poetiche, necessarie a preparare una multivisione molto emozionale.

Come ci ha detto sono state necessarie ben una ventina di ore per raggiungere questo risultato di cui non è ancora contenta, sembra un assurdo ma è comprensibile, il lavoro di cesello è su ogni immagine, su ogni passaggio, su ogni dissolvenza.

Vincenzo come l’ha preso questo intervento? molto bene, anche perché non poteva fare diversamente, e qui si è aperta una interessante parentesi stimolata dall’ineffabile Emilio, chiedendo a entrambi il rapporto tra la paternità delle foto e quella (maternità…) della multivisione.

Alla fine per l’autore degli scatti, è importante scattare nelle situazioni, cercando di cogliere ogni frazione del reale, con onestà e completezza, ma chi fa editing, specie come LGS, il fine è di selezionare immagini sia con contenuti che con affinità grafiche, e dove il fine giustifica ogni mezzo, per quanto agli occhi di un purista sia una violenza postproduttiva, con inversioni tagli montaggi, cloni o cancellazioni.

Ipotizzavo che se il prodotto finale fosse, come potrebbe essere, una mostra, allora il lavoro di selezione cambierebbe ancora, e immagini che LGS non ha potuto inserire nel lavoro trovano nuova collocazione.

Quindi ogni lavoro è frutto come sempre di chi lo produce, che sia il singolo autore, che parte dal progetto, scatta e arriva all’editing e al prodotto finale, sia che si tratti di un lavoro di coppia, o ancora di equipe, con risultati certamente molto diversi.

Una conferma di quanto ci ha detto Lorenzo 2 settimane fa quando accennò alla sua breve esperienza cinematografica in cui il film non era solo suo ma del lavoro di tutta la troupe, quindi con un controllo sul prodotto finale decisamente inferiore.

Forse solo Kubrick, il noto regista, aveva come suo modo di lavorare il più totale controllo di ogni dettaglio, e sappiamo che era partito come fotografo..

E’ stata una serata molto interessante, e ringraziamo entrambi gli autori che ci hanno offerto molti spunti.

Quindi Furio ha portato una piccola selezione dedicata a Drago ed Emilio, una ventina di bianconeri molto ben realizzati, e solo un’ultima immagine a spiegazione della sua tesi: bianconero o colore? se il soggetto è monocromatico il colore non aggiunge, mentre se la ricchezza di un’immagine è nei colori allora il bianconero impoverisce il soggetto.

Siccome sta per finire questa stagione e a breve dopo la pausa estiva avremo un nuovo calendario, penso che suggerirò una serata con “una foto, due postproduzioni, colore e bianconero” ci sarà da divertirsi.